“Maligni” imbonitori in tv

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Roberto Benigni è diventato “istituzionale“, un costoso strumento per far audience col denaro pubblico.
 
Non fa più ridere nè riflettere, sta lì a mitragliare parole sui temi che gli chiedono di esaltare dai palchi mediatici, magari rimanipolando concetti che nelle sue precedenti performance aveva analizzato in senso opposto (famoso è il suo lunghissimo monologo che esaltava la Costituzione Italiana, poi però proposta con enfasi in modifica per l’altrettanto celebre referendum renziano).
 
Tutti i concetti “fanno brodo” anche se gli uni risultano opposti rispetto agli altri. Basta pagarlo per farlo sproloquiare in un senso o nel suo esatto contrario; e forse la gente che fa imbizzarrire lo share (sempre che le rilevazioni siano corrette e non di parte) sta a guardarlo proprio per la curiosità di coglierlo in contraddizione più che per il piacere di ascoltarlo come accadeva una volta. Così si registrano (dicono quelli della Rai) quasi 4 milioni di telespettatori per il suo “spettacolo” di pirotecniche e sofistiche acrobazie verbali.
 
È diventato un venditore di concetti, qualsiasi essi siano, trasfigurandosi da comico a imbonitore.

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