Zamparini, ti stimo e ti incoraggio, ma …

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Ma Zamparini legge le cronache sportive?
Me lo sono chiesto ieri, mangiandomi il fegato e nemmeno in agro-dolce, quando ho fatto l’elenco dei giocatori che attualmente giocano meglio e segnano di più in mezza europa e soprattutto in Italia: Cavani, Pastore, Dybala, Pinilla, Maccarone, Belotti, Rigoni, Glik, Darmian, Barzagli, Ilicic, e sono solo una parte, non considerando i portieri (Sirigu) e i giocatori ritiratisi dal calcio o scesi di qualità solo negli ultimissimi tempi (Toni, Miccoli, Hernandez, Kjaer, Munoz, Biava, Grosso, Simplicio, Barone, Bresciano, Amauri, Santana, Nocerino, Liverani, Cassani, Migliaccio ecc. ecc.).
In questo elenco dovremo aggiungere quanto prima anche Vazquez e Gilardino.
Certamente va dato merito a Zamparini di aver portato tanti campioni in casacca rosa-nero, ma non si può non attribuirgli un gigantesco demerito, anche dal punto di vista imprenditoriale (quello peraltro del quale va più fiero): aver costruito un giocattolo bellissimo, di averlo “brevettato” per farne una macchina da soldi, e poi di averlo distrutto tante volte per ricavare parziali benefici economici nel breve periodo, privandosi delle possibilità di altri guadagni nel medio e lungo termine. Non è certo questo il migliore fra i progetti di un grande imprenditore.
E basta con le solite scuse banali sparate ai quattro venti per giustificare scelte sbagliate, vendite all’ingrosso, acquisti ridotti al lumicino, e destabilizzante isteria gratuita.
Un proprietario di azienda può certo fare quello che vuole della sua struttura societaria, ma non dimostra certo molto acume, né tanto meno capacità manageriale, quando distrugge in questo modo tutto quello che ha costruito. Da buon imprenditore, come hanno dimostrato tanti altri (Lotito, Pozzo, Preziosi, Squinzi, De Laurentiis, Della Valle ecc.) avrebbe potuto “costruire per mantenere”, così ha solo dimostrato incapacità proprio nel suo specifico settore.
Caro Zamparini, “ti stimo e ti incoraggio“, ma dovresti ammettere, soprattutto a te stesso, che quando si smonta una macchina, e non si riesce più a rimontarla, la colpa non è del cacciavite o della chiave inglese, ma del meccanico incapace.

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