Scilla e Cariddi: il mito dei due mostri che non permettevano ai marinai il passaggio nello Stretto di Messina continuano a “confondere le acque” ancora oggi.
La leggenda narrata da Omero nell’Odissea era e resta il dilemma storico di questo magico luogo fra la terra di Sicilia e quella di Calabria, ma metaforicamente rappresenta oggi anche l’enorme difficoltà di aggregazione del Popolo Siciliano al resto di un’Italia che, dal momento dell’unificazione del 1861 si è vista continuamente depredata di gran parte delle proprie ricchezze da un nord senza scrupoli in grado di distruggerne l’economia e le attività principali che l’avevano resa il più opulento e agiato fra i territori del Mediterraneo fin dai tempi del Regno delle Due Sicilie.
Un esempio fra tutti è stata l’acquisizione forzata e non necessaria, come hanno fatto capire all’epoca i responsabili di quest’ignominia per giustificarla, dei due maggiori Istituti di Credito siciliani: il Banco di Sicilia (che come Istituto di Credito Pubblico in passato poteva perfino battere moneta) e la Cassa di Risparmio V.E. per le Province Siciliane, risucchiati entrambi, con un arguto complotto politico-finanziario occulto, prima da istituti del centro-Italia (Mediocredito Centrale, Banco di Roma, Capitalia) per poi finire nelle grinfie (o negli artigli, fate voi) di un istituto del nord con sede a Milano: Unicredit. Ovviamente la destinazione finale dell’economia siciliana era stata già decisa nella “stanza dei bottoni” fin dall’inizio della fagocitazioni temporanee necessarie al completamento del “progetto“. Resta il fatto che alla fine il credito in Sicilia è ormai gestito da milanesi e non da siciliani, come peraltro avviene anche in altre regioni di questo disgraziato paese.
Al riguardo, e più specificatamente al ladrocinio delle ricchezze siciliane da parte del Piemonte nel momento dell’unificazione d’Italia, l’intelligenza artificiale di Google cita testualmente: “Il Piemonte, attraverso il Regno di Sardegna, guidò l’unificazione d’Italia, finanziata in parte da potenze straniere, mentre la Sicilia, prima dell’unificazione, era ricca di risorse e aveva un sistema bancario avanzato“.
Come volete che i siciliani possano provare piacere per l’ennesima “unificazione del kaiser” con il resto di una nazione che l’ha sempre sfruttata in passato?
Eppure c’è chi tenta ancora “un’unificazione”, in questo caso di tipo “fisico”, da sempre però giudicata impossibile almeno sotto il profilo etico da chi ne proclama l’inutilità e la perniciosità.
Dunque le “distanze” fra i due “tasselli” di questo puzzle indecifrabile sono sempre state pressoché INCOLMABILI.
(Nella foto a corredo: Scilla e Cariddi – opera pittorica olio su tela del 1995 – by Serfì)