Fin quando non ci scapperà il morto

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Dicono di voler “documentare la situazione” per il “servizio pubblico” e si “tuffano“, ma con finalità molto diverse da quelle che dichiarano, nel “pieno della piena“, ovvero nei luoghi più pericolosi e maggiormente più colpiti dall’alluvione, cioè a Faenza.

La troupe del tg1 con l’inviata Roberta Ferrari, nonostante sia stata avvertita sui grandi rischi che quella strada di campagna avrebbe comportato (nel filmato qui sotto si percepisce per qualche secondo la segnalazione degli addetti ai soccorsi non del tutto cancellata), si intestardisce a proseguire fino a restare coinvolta nell’alluvione ed a ritrovarsi con l’acqua che ha iniziato ad entrare nell’abitacolo della vettura.

Il piccolo gruppetto di “inviati” (se si chiamano così vuol dire che CHI E’ STATO A INVIARLI è ancor più coinvolto nell’assurda faccenda), affidandosi al banalissimo navigatore di un cellulare, finisce così per rischiare la vita e SOPRATTUTTO per farla rischiare anche ai soccorritori già impegnati a intervenire per salvare coloro che si sono ritrovati in questa tragedia contro la loro volontà.

Si parla di servizio pubblico, ma quelle stesse immagini sono state riportate in tv dai droni, dai cellulari degli abitanti del posto, dalle telecamere delle forze dell’ordine e dei Vigili del Fuoco, e dagli utenti dei social coinvolti nell’alluvione, più che inutili dunque quelle inquadrature con le patetiche figure di pseudo-reporter al centro dei video dinanzi ai drammatici sfondi già visti e rivisti centinaia di volte in questi ultimi giorni. Loro li chiamano “approfondimenti“, ma in questo caso più che approfondire stavano per sprofondare, e con loro pure i soccorritori che possibilmente hanno dovuto dirottare su quel gruppetto di scriteriati gli interventi previsti per gente che aveva maggiori diritti ad essere aiutata.

Tra l’altro qualcuno dalla sede della Rai avrà magari consigliato “all’inviata” di girare la frittata per farla diventare scoop mediatico, così alla fine del servizio l’inviata, con il solito slang robotizzato e singhiozzante che ormai caratterizza tutti gli interventi televisivi dei cosiddetti giornalisti impegnati nelle descrizioni delle tragedie, ha concluso facendo i complimenti ai soccorritori che hanno salvato la troupe.

Vi proponiamo il relativo estratto dal tg1 ma anche una riflessione su questo genere di servizi televisivi: << Tutto è bene quel che finisce bene … ma se domani, e sottolineo se, (vedi canzone di Mina) in questi assurdi azzardi dei tg nazionali mascherati da “dovere d’informazione” possa anche scapparci “il morto”, come la metteremmo con i responsabili, inviati o invianti che siano? >>

 

 

 
Sergio Figuccia

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