Facebook, sono solo 25 i miei 5000 amici?

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Molti utenti di Facebook hanno riscontrato, ma si tratta di qualcosa che risale a qualche anno fa, che il social mette in evidenza sulle home dei vari diari solo i post di circa 25 degli amici registrati in ciascun account, anche se in realtà i nominativi degli “amici” sono migliaia.

Purtroppo le dinamiche dei social, e di Facebook in particolare, non sono chiare per tutti; il problema, sempre che di vero problema si tratti, non si risolve però copiando e incollando uno specifico testo sul proprio diario, questo può servire solo a far rilevare la presenza dell’algoritmo di Facebook ai 25 amici che vedono i nostri post nella loro home page e che sconoscono questa limitazione, ma non serve certo ad aumentarne il numero, che resterà purtroppo sempre lo stesso fino a contraria decisione di coloro che stanno nella “stanza dei bottoni” della piattaforma web.

Commentando invece i post di altri amici non presenti fra i 25 visibili nella nostra home o inserendo like nei loro post permettiamo al sistema di Facebook di inserire questi amici nei 25 in sostituzione di quelli che interagiscono in modo minore sul nostro diario.

Questa è una tattica adottata dal social anche per favorire coloro che partecipano attivamente ai dibattiti ricavandone così visibilità, non sono visti bene infatti i “guardoni“, coloro cioè che navigano solo per vedere ciò che fanno gli altri senza argomentare minimamente sui contenuti dei post.

D’altra parte la scelta dei programmatori non è del tutto fuori luogo: si chiamano “social” proprio perché si tratta di mezzi per socializzare, per discutere cioè su problematiche e temi comuni, per condividerne le opinioni, per imparare qualcosa dalle esperienze altrui, per scoprire magari che esistono opinioni e idee contrarie ma con uguale validità delle nostre (sempre che siamo disponibili a considerarle civilmente con serenità e senza stupide o infantili reazioni in perfetto stile mediatico). Che senso ha iscriversi per “non partecipare“, stare lì dietro a sbirciare in silenzio dietro le “persiane socchiuse“, come si usava fare in certi paesini dell’entroterra nel secolo scorso per passare il tempo nascosti alle spalle del prossimo da giudicare o criticare? In fondo il social è come un grande paese da “vivere” insieme ai propri conterranei, al prossimo che ci circonda; se rifiutiamo qualsiasi contatto con il resto del mondo, ma ne scrutiamo furtivamente l’attività, certo qualche problema psichico dobbiamo averlo. (asocialità, supponenza, timidezza, scarsa autostima, curiosità morbosa, misantropia, complesso d’inferiorità, ecc. ecc.)

Semmai la recriminazione più sensata potrebbe essere quella di coloro che si vedono costretti a subire questa limitazione a causa di altri utenti meno corretti, si dice “piange il giusto per il peccatore“, la regola infatti vale per tutti.

Sergio Figuccia

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