Caccia alla Chimera – PROLOGO
— 2 Dicembre 2021Post Views: 202
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Franco Sereni controllò attentamente il tabulato dei voli aerei da Rio de Janeiro.
I suoi ragazzi avevano fatto proprio un bel lavoro, non era facile entrare in possesso di simili elenchi e dei relativi dati sensibili senza apposite autorizzazioni, le investigazioni private non sono mai state alla stessa stregua di una indagine di Polizia.
Il giornalista si rese subito conto che occorreva parlare con Kurt Polasacra senza neanche guardare l’altro tabulato relativo ai voli in arrivo nella città brasiliana.
Il nome dello scienziato era infatti regolarmente registrato in partenza proprio in uno dei periodi immediatamente precedenti alla morte di Magnusson, quindi il suo nome tornava prepotentemente nell’ambito dei sospettati.
Quello che Navarro aveva raccontato a Cinzia Forestieri poteva anche essere vero, Polasacra si dedicava anima e corpo ormai da anni ai bambini della favelas di Rio, però un viaggio a Stoccolma l’aveva pur fatto negli ultimi mesi, ed a Stoccolma c’era Magnusson. Anche se non l’aveva ucciso lui era comunque sulla scena del delitto e la sua presenza a Rio non costituiva più un alibi valido.
Per il programma c’erano ancora quattro giorni di tempo, così Franco decise di partire per Rio de Janeiro senza dire niente a nessuno, comunicò solo la sua assenza alla direzione del TG black per farsi sostituire dal suo vice nei notiziari di quelle sere.
Aveva troppa fretta di concludere, un dubbio cominciava a roderlo dentro e voleva a tutti i costi giungere alla conclusione del caso prima di Walter e Cinzia e non certo per scalzarli o per acquisire notorietà mediatica, la sua era essenzialmente correttezza professionale congiunta a spirito umanitario, il desiderio dello scoop era ormai passato in secondo piano.
Trovare la missione all’interno della favela Parada de Lucas non fu di certo facile per Franco, ma alla fine riuscì nel suo intento e si presentò ad una suora chiedendo del dottor Polasacra.
La religiosa andò a chiamarlo entrando in un locale basso con una piccola porta protetta a suo modo da una serie di fili di spago nei quali erano state infilzate diverse decine di tappi di sughero.
Polasacra uscì velocemente dal locale, forse convinto che si dovesse trattare di una delle solite richieste di un suo intervento nella routine giornaliera della missione, ma quando vide Sereni che lo aspettava si bloccò improvvisamente e guardò il suo interlocutore con una smorfia piuttosto eloquente.
– Doveva pur accadere prima o poi – disse rassegnato – me l’aspettavo da un giorno all’altro.
– Suppongo dalla sua reazione che lei sappia chi sono io.
– Certo! Le pare che solo perché mi trovo in una favela brasiliana sono fuori dal resto del mondo? Anche qui abbiamo i cellulari, le antenne satellitari, le televisioni ecc. ecc. Sono solo un uomo che vuole trascorrere la sua vecchiaia a fare del bene al prossimo, mantenendo le distanze da una società che non ama più. Tutto il can-can che state creando attorno a questo caso mi sta nauseando.
Polasacra fece segno a Sereni di sedersi, ma in quel momento il giornalista di YouGlobe si rese conto che lì intorno non c’era una sedia almeno nell’arco di cento metri, si accomodò quindi a terra subito imitato dallo scienziato italo-svedese, il tutto sotto lo sguardo curioso della suora.
– Mi spiace che lei mi veda come un disturbatore venuto dal mondo che lei ha voluto abbandonare, ma le assicuro che non è così. La mia presenza qui è dovuta a ben altre motivazioni che non la banale ricerca di un ennesimo scoop mediatico….
– … che già avete abbondantemente realizzato con questa storia – lo interruppe Polasacra.
– Ha ragione, ha ragione! Ma lei non ritiene che trovare la soluzione finale agli enigmi della Chimera non costituisca anche la fine di questa gallina dalle uova d’oro per la nostra compagnia televisiva? In effetti ci converrebbe stiracchiare il più possibile questa vicenda per mantenere molto alto l’indice degli ascolti e per il massimo del tempo possibile, magari affidandoci semplicemente agli inquirenti istituzionali e alle polizie locali con i lunghissimi tempi che ne conseguono. Un esempio di questa tecnica mediatica è facilmente rilevabile nel caso del delitto di Avetrana; la Rai e le reti di Mediaset ci sono andate a nozze fra il 2010 e il 2011, ne hanno fatto un evento “storico”, televisivamente parlando si intende. Pur trattandosi di un dramma familiare e dell’assassinio di un’adolescente era pur sempre un omicidio maturato in un ambiente domestico per un intreccio di gelosia, sesso e coinvolgimenti sentimentali, nulla di nuovo nella letteratura criminale, eppure fra approfondimenti, speciali e talk show in prima serata hanno tirato su una mostruosità giornalistica durata oltre un anno e mezzo. Peraltro in queste condizioni di estrema popolarità gli stessi protagonisti, per quanto squallidi e immorali, finiscono col ricevere anche gratificazioni in termini di celebrità immeritata dal loro comportamento criminale. Scrivono libri per editori senza scrupoli, si fanno pagare per interviste da giornalisti scorretti ecc. ecc., proprio una oscenità in termini di etica. Non vogliamo proprio ripetere la stessa porcheria, dobbiamo chiudere al più presto questa vicenda giungendo alla verità senza indugi o forzati rallentamenti mediatici. Io in particolare comincio a pensare che i primi a dover mettere la parola fine dobbiamo essere proprio noi di YouGlobe.
L’estrema sincerità che Franco Sereni aveva mostrato nella sua risposta finì col convincere Polasacra almeno ad ammorbidire l’iniziale avversione manifestata nei confronti del giornalista.
– Non sono andato via dall’Europa per fuggire dalle mie responsabilità e la mia accoglienza … diciamo fredda, non è dovuta ad antipatia nei confronti della classe dei giornalisti che comunque fanno il loro lavoro, anche se spesso un po’ fuori dalle righe. Ho vissuto sempre sforzandomi di dare un senso alla mia presenza sulla terra e penso di esserci riuscito soprattutto ora, in questo buco oscuro del mondo. Sono passato da diverse esperienze nella mia vita, da una iniziale attività di ostetricia post laurea all’accettazione di quell’invito di Samuel Magnusson di far parte di un gruppo sperimentale di ricercatori scientifici, alla creazione di un’associazione di artisti operanti in Italia ed in particolare a Palermo da dove provengono alcuni dei miei parenti, fino a questa mia ultima avventura in Brasile che mi sta concedendo il massimo degli appagamenti possibili per un medico, ma forse anche per un qualunque essere umano. Ho da fare con bambini che non hanno nulla, che non sanno cosa vuol dire una carezza o un sorriso da parte di un genitore, che vedono il futuro solo come un tunnel dell’orrore nel quale dover entrare per evitare un orrore ancora più grande perché già a portata di mano. Spesso li vedo tremare e non certo per il freddo, hanno dentro tutto la vergogna che un essere umano può accumulare anche solo per il fatto di esistere, di dover affrontare per forza di cose una umanità immonda e infame che li ritiene rifiuti prima ancora di consumarli. Posso confessarle che gli unici momenti della mia vita in cui posso dire di essere stato veramente felice sono quelli in cui ho visto sbocciare sulle loro labbra il primo sorriso, dopo quella infinita serie di ghigni e smorfie di sofferenza che sono costretto a vedere dal momento della loro accoglienza nella missione. Li raccogliamo spesso per le strade prima che vengano intercettati dagli squadroni della morte e dobbiamo fare salti mortali per fargli raggiungere un grado sufficiente di fiducia nel prossimo. Sono come piccole belve feroci da addomesticare, ma una volta riusciti nell’intento possiamo proprio dire che il nostro gruppo ha compiuto un vero miracolo, ed a quel punto io mi sento pienamente gratificato nella mia essenza di essere vivente, è ormai l’unico scopo della mia vita.
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