Come aveva detto a Cinzia, Mastrelli partì lo stesso pomeriggio per Firenze per andare a trovare lo zoologo Ferdinando Mussi.
Il giorno successivo non risultò difficile a Walter rintracciare lo studioso italiano dello staff di Magnusson, in quanto, nonostante la sua avanzata età prossima agli ottanta anni, continuava a lavorare presso il Museo di Storia Naturale di Firenze, e più precisamente nella Sezione di Geologia e Paleontologia.
Walter lo andò a trovare proprio sul posto di lavoro, riteneva che fra italiani si sarebbero capiti meglio, e in effetti risultò così.
Nonostante i suoi 77 anni suonati era ancora un uomo piuttosto giovanile, pochi capelli grigi, un diabolico pizzetto bianco ed uno sguardo profondo ed ipnotico, quasi imbarazzante, incorniciato da due sopracciglia cenerine che agli estremi si incurvavano verso l’alto, come sagome di ali di uccelli in volo.
Dopo i preamboli di consuetudine, Walter gli chiese subito, senza mezzi termini:
–Ho saputo che lei, al tempo della nascita del figlio di Magnusson, era certo che i geni innescati nel clone dello scienziato fossero stati prelevati da un esemplare di velociraptor. Aveva avuto al riguardo una specifica confidenza dal suo capo-team?
– Assolutamente no! Magnusson era abbottonatissimo in merito. Condivideva questo segreto solo con Polasacra, anche se tra i due non correva proprio buon sangue. Io però sapevo che qualche anno prima si era incontrato con alcuni paleontologi di sua conoscenza che avevano scoperto dalle parti di Kilpisjärvi un esemplare magnificamente conservato dai ghiacci.
Quel ritrovamento era risultato già straordinario perché il fossile era stato ritrovato molto più a nord di quanto si potesse prevedere. Alcuni precedenti ritrovamenti in Mongolia avevano accertato che questo sauro del Cretaceo avesse il suo habitat molto più a sud. Probabilmente prima della sua estinzione, in seguito a qualche cataclisma naturale, poteva essere migrato in Finlandia e poi in Svezia attraverso la Russia. L’altra straordinarietà del ritrovamento stava nelle ottime condizioni di conservazione.
Colleghi che lo conoscevano più a fondo e che frequentavano saltuariamente il nostro gruppo di lavoro, mi avevano riferito che Magnusson era tornato notevolmente cambiato da quell’incontro con i paleontologi. Era più deciso ad andare avanti nell’esperimento, contrariamente alle sue tante indecisioni precedenti, aveva un atteggiamento più propositivo nei confronti dell’intero team…era insomma in un certo senso proprio un altro uomo.
–Quindi la sua deduzione è collegata essenzialmente a quella scoperta del fossile ed al conseguente interessamento da parte di Magnusson.
–Non solamente. Il dottor Samuel, come lo chiamavamo tutti noi del gruppo, aveva preso la decisione di portare a termine quell’esperimento perché voleva che le generazioni future dell’uomo potessero essere più forti e preparate ad affrontare le ostilità sociali che negli anni ’60 sembravano prospettarsi nel futuro dell’intera umanità.
Secondo lui la collettività era diventata arida e malvagia e l’egoismo faceva da padrone assoluto, inoltre le rivolte studentesche, i movimenti di massa, e il vacillare di molti governi e sistemi politici, si mostravano proprio come l’inizio della “fine”; occorreva quindi essere preparati psicologicamente e fisicamente ad affrontare tutte le avversità possibili.
Lei forse non era ancora nato, signor Mastrelli, ma nel 1968 non si viveva di certo nella serenità.
–Perché oggi invece!! Abbiamo ancora in corso la “terza guerra mondiale”, combattuta a colpi di oscure speculazioni globali alle “Borse” ed alle valute di tutto il pianeta, le rivoluzioni politiche in tutto il continente africano, l’instabilità finanziaria dell’America che sta destabilizzando gli equilibri economici nel mondo, i cambiamenti climatici con i cataclismi connessi….e lei pensa ancora che nel 1968 era peggio di così?
–Ma non sono io a pensarlo, era Magnusson, e in quel periodo storico; d’altra parte non aveva certo la palla di vetro e non poteva immaginare cosa avrebbe subito l’umanità nei successivi quarant’anni. Sta di fatto che si era convinto, e lei mi ha confermato proprio ora che non si era sbagliato, che la società stava andando incontro, fin da allora, a grandi difficoltà a livello globale e che per non soccombere occorreva maggiore forza e grandi capacità fisiche ed intellettive.
Mussi si immalinconì improvvisamente, inclinando la testa verso il basso. Era stato il primo momento in cui i suoi occhi magnetici avevano allentato il contatto con quelli di Walter che ebbe la strana sensazione che lo studioso avesse vissuto in prima persona qualche esperienza traumatica durante gli oltre quarant’anni trascorsi dal 1968.
Poi però riprese con rinnovato vigore il suo racconto rialzando la testa e fulminando nuovamente Walter col suo sguardo rapace.
– Per Magnusson solo individui sufficientemente preparati e geneticamente forti avrebbero potuto affrontare quella giungla spietata; i più deboli erano destinati inevitabilmente a soccombere.
Secondo me aveva riscontrato nel velociraptor le caratteristiche più idonee per rafforzare la razza umana. La sua stazza fisica non era molto diversa da quella di un uomo, contrariamente a quella di tanti altri enormi dinosauri, le sue doti di intelligenza ed astuzia lo rendevano più abile nella caccia e nell’adattamento all’ambiente esterno, la sua velocità nella corsa era paragonabile a quella dell’odierno ghepardo, che oggi detiene nell’intero regno animale la capacità di raggiungere la velocità maggiore…forse era solo una mia fissazione, ma sono ancora fermamente convinto che Magnusson inserì parte del DNA di quel velociraptor nel materiale genetico di suo figlio, e in pratica di se stesso, visto che si trattò di una clonazione.
–Nessuna prova scientifica, comunque.
–Certo, solo il mio istinto, ma alquanto supportato dai fatti.
–Cosa mi sa dire sulla sparizione della chimera, dietro può esserci stato l’interesse di qualcuno? E poi, il bambino aveva qualche segno particolare? Che so?!…qualche alterazione fisica che avrebbe potuto mettere in risalto la sua vera natura biologica animalesca.
–Uahu! Signor Mastrelli, ma quante domande in un sol colpo! Questa storia le sta proprio a cuore!
–Non è che mi stia particolarmente a cuore, mi ha coinvolto nel mio lavoro e cerco di venirne a capo.
–Allora, andiamo per gradi. Il bambino esternamente era perfettamente normale, non aveva alcuna alterazione né deformità; d’altra parte non poteva essere che così, considerati tutti i controlli effettuati dagli specialisti pre e neo natali di caratura mondiale che lavoravano nel nostro staff.
Tanto per capirci, da quando sono stati introdotti in agricoltura gli O.G.M. – Organismi Geneticamente Modificati – lei ha mai visto una patata con i tentacoli di una medusa, o un cocomero che se ne va in giro da solo sulle sue zampette di granchio?
– Certamente no! – Rispose Walter sinceramente divertito da quegli esempi.
– Appunto! Nella transgenesi l’inserimento nel patrimonio genetico dei prodotti agricoli di geni animali non implica di certo una trasformazione tanto radicale. Possono aumentare leggermente le dimensioni, migliorare le qualità organolettiche e la resistenza agli attacchi dei parassiti, ma tutto qui! Non vedremo mai una scimmia verde con foglie al posto dei peli. Lo stesso vale per la nostra chimera, che secondo gli studi di Magnusson avrebbe usufruito delle migliori caratteristiche di ogni sua singola componente, per quanto gli esempi che le ho fatto su impossibili OGM non potessero in alcun modo essere di ausilio per lui, per il semplice motivo che i primi organismi modificati geneticamente furono creati solo quattro anni dopo, nel 1972, da Stanley Cohen e Herbert Boyer.
–Ma se l’enorme morso che ha ucciso lo scienziato fosse attribuibile proprio alla chimera qualcosa di strano dovrebbe pur avere quell’uomo, anche esteticamente. Mandibola, denti, cavità orale…tutto dovrebbe essere proporzionato agli effetti del suo attacco e lei che è zoologo dovrebbe darmene atto.
Mussi puntò lo sguardo negli occhi di Walter quasi a volerne sfidare le capacità intellettive.
–Intanto sono un biologo, il titolo di zoologo accademicamente non esiste; si tratta solo di una sorta di specializzazione derivata da approfondimenti in una certa branca degli studi. Ma questo non può di certo condurmi a negare ciò che lei ha rilevato correttamente.
La forma fisica stabile della chimera è certamente quella di un essere umano apparentemente normale, ma l’alterazione genetica potrebbe indurre improvvise e rilevanti modifiche del suo statu quo ante….in poche parole, non è affatto escluso che la chimera possa cambiare bruscamente sesso e aspetto strutturale in seguito a eventi esterni in grado di alterarne gli equilibri interni….che so: uno sbalzo d’umore, uno scatto d’ira, un forte shock ecc. ecc.
–Quindi potrebbe essere un uomo, una donna, potrebbe tramutarsi improvvisamente in un mostro preistorico…insomma tutta roba da fumetti della Marvel.
–Ricordi che abbiamo a che fare con una forma nuova di essere vivente, del tutto sconosciuta. Per quanto possiamo ironizzarci su, non possiamo avere alcuna certezza al riguardo; e le dirò di più: qualsiasi alterazione potrebbe avere perfino carattere di reversibilità temporale, la chimera potrebbe mutare forma, sesso e dimensioni per brevi periodi di tempo, tornando poi quella di prima.
–Come il dottor Jekill e mister Hyde, siamo a posto! Ma lei non crede che un bestione di quella portata, entrando di notte in una casa debba provocare un bel po’ di frastuono? Non dico come un elefante in un negozio di porcellane…ma giù di lì. Magnusson invece è stato colpito nel silenzio più totale, senza alcuna traccia del suo predatore, fatta esclusione dei famosi morsi sulla sua pancia.
–Non so che dirle….potrebbe aver subito una mutazione solo dopo esser penetrato nella stanza di Magnusson … e poi magari essere tornato nella sua forma di “homo sapiens sapiens”, che poi è la razza umana attualmente dimorante sulla terra …insomma, non è roba per me, è la polizia scientifica svedese che deve trovare una risposta a tutto questo, io faccio un altro mestiere.
Walter restò in silenzio per qualche secondo, poi riprese il dialogo. A Mussi apparve quasi rassegnato in quella sua espressione finale che gli scaturì direttamente dalla coscienza quasi fosse un pensiero espresso a voce alta.
–Non sarò però io a divulgare questa ipotesi agli utenti della televisione per la quale lavoro, anche se la cosa può apparire inusuale per un giornalista, non vado a caccia di notizie ad effetto per aumentare gli indici di ascolto, voglio solo scoprire la verità.
Mastrelli si congedò da Mussi e prenotò subito il volo di ritorno a casa col suo cellulare mentre usciva dal Museo di Storia Naturale; non poteva di certo sapere che stava andando incontro ad altri problemi che stavano aspettando proprio il suo ritorno per saltargli addosso.
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