Una profezia dice che l’umanità finirà seppellita dai suoi stessi rifiuti.
Il consumismo estremo e il paramento “pil” di una produzione, spesso inutile per quantità ed effettiva necessità, devono sempre crescere esponenzialmente per gli indegni giochi finanziari generati dal capitalismo; è però inevitabile che tutto questo ci porterà dritti dritti al “caos finale“, gemello inverso del “caos primordiale” che ha generato il nostro pianeta e l’intero universo.
Certo l’umanità, o meglio quella sua piccolissima parte che si assume la responsabilità di governare in tutte le parti del pianeta, sta provando a trovare soluzioni alla smisurata produzione di scorie generate dal consumismo senza controllo; nascono così le raccolte differenziate, i termovalorizzatori, l’economia circolare, l’ottimizzazione degli smaltimenti (o meglio i tentativi per realizzarla), tutte lodevoli alternative all’iniziale creazione delle colossali discariche che hanno invaso in passato i territori e che continuano a farlo dove le alternative non sono ancora riuscite a imporsi.
Un’altra tecnica per smaltire i rifiuti di un qualsiasi luogo del nostro paese è stata quella di spedirli, ovviamente a pagamento, in altre nazioni che, a loro volta, si affrettavano a rimpallarli nei paesi del terzo mondo, evidentemente considerati non come “vicini di casa”, ma piuttosto come enormi cassonetti da riempire con la “feccia” dell’occidente e alla “faccia” degli abitanti del posto. Ma a questa soluzione, purtroppo considerata legale, se n’era aggiunta un’altra, totalmente illegale, che veniva gestita dalla criminalità organizzata (che comunque continua anche oggi a farlo) che ci lucrava sopra impestando di incredibili veleni (percolato, amianto, sostanze tossiche, vernici ecc. ecc.) i propri territori senza alcuno scrupolo di coscienza, anche se nell’avvelenamento di massa incappavano i genitori, i figli e gli altri parenti di questi delinquenti privi di anima e di sentimenti.
Ma, ripensandoci sopra con maggiore attenzione, sorge il dubbio che la difficoltà di smaltimento dei rifiuti umani è solo un effetto di un’iperproduzione globale che invece ne costituisce la causa.
Provate a entrare in un supermercato qualunque, interi scaffali risultano strapieni di prodotti analoghi ma di marchi diversi e, anche nell’ambito di una stessa azienda, risultano a decine le confezioni di articoli pressoché identici ma presentati con imballaggi ed etichette differenti. Pensate ai dentifrici, agli schampoo, ai saponi, ai biscotti, ai pacchi di pasta, ai prodotti elettronici, ai computer, ai cellulari ecc. ecc. Si produce TROPPO, e quindi l’effetto finale è di conseguenza quello di produrre TROPPI rifiuti derivanti dai packaging della merce acquistata e utilizzata ma anche da quella invenduta e inutilmente stoccata nei magazzini che prima o poi finisce per essere eliminata.
Si produce TROPPO per far crescere di continuo il maledetto “pil”, col risultato di aumentare indiscriminatamente la SPAZZATURA DEL PIANETA, e tutto perché? Per rimpinguare le tasche di coloro che sul consumismo sfrenato hanno costruito la propria ricchezza, in pratica i “miliardari del pianeta“.
A questo punto, più che cercare soluzioni all’accumulo infinito di immondizia sulla Terra (ci resta ormai solo l’opportunità di spedirla nello spazio magari grazie ai vettori di Elon Musk), si dovrebbe pensare alla diminuzione forzata delle varie produzioni industriali a livello globale, puntando solo all’effettiva capacità dei mercati di assorbirne l’intera produzione, quindi lasciando da parte i vari pil del kaiser e fissando solo sull’obiettivo della NECESSITÀ piuttosto che sull’ECCESSO.
D’altra parte gettare via l’eccesso della produzione sregolata di un occidente opulento, mantenendo intere regioni del mondo nella povertà più nera e nelle privazioni più inverosimili, non appare certamente la migliore scelta di vita dell’umanità contemporanea, che purtroppo preferisce FARSI SEPPELLIRE DAI PROPRI RIFIUTI piuttosto che armonizzare sul nostro pianeta le risorse prodotte.
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