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Durante un’intervista Evelina Sgarbi, figlia di Vittorio ha dichiarato: “Osservando il cerchio tragico all’opera, non finisco mai di stupirmi di come si possa essere cinici, senza cuore e senza scrupoli. Sapere che mio padre è stato trascinato nello studio Rai per registrare la puntata di bruno vespa, in condizioni di grande disagio, procurando anche imbarazzo fra gli stessi operatori Rai che lo immaginavano completamente diverso – camminava e respirava a fatica, sembrava un vecchio di 90 anni – mi provoca grandissimo dolore e mi fa sentire impotente. Perché ho avuto la riconferma che mio padre è completamente plagiato dal cerchio tragico. È un’altra persona”.

Probabilmente quando la figlia di Sgarbi parla di “Cerchio tragico” vuole indicare il volo di AVVOLTOI che gira attorno al padre, ma anche a tante altre problematiche simili, per sfruttarne il possibile ritorno economico collegato all’interesse MORBOSO di certa italica platea televisiva.

Questa ricerca compulsiva dell’audience senza “paletti” etici finisce per realizzare un INDEGNO BULLISMO MEDIATICO che dovrebbe essere bandito per legge in un paese che si considera “civile“.

Esporre persone chiaramente in condizioni patologiche complesse al “pubblico ludibrio” è da considerare profondamente immorale; è un cinismo mediatico che dovrebbe essere punito (se non per legge, perché gli infami che lo praticano invocherebbero la “libertà d’informazione” che in realtà è ben altra cosa) almeno con il rifiuto dei telespettatori di voler assistere a questo indecoroso spettacolo. Ma siamo un paese strapieno di sporchi guardoni e di gentaglia che non capisce neanche lontanamente cosa voglia dire la parola RISPETTO, quindi sperare che queste “performance” di bruno vespa (e di altri come lui) vengano vietate dalla rai o, e sarebbe meraviglioso, totalmente ignorate dai telespettatori, resta purtroppo una lontanissima utopia.

Peraltro dobbiamo ricordare che vi sono anche registi cinematografici (o presunti tali) che su questa tipologia di BULLISMO sono riusciti a costruirsi perfino intere carriere, aiutati appunto dalle “tristissime risate” di spettatori, ugualmente patetici, che hanno contribuito con il loro spregevole apprezzamento allo sfruttamento dell’immagine di personaggi malati che esposti in tv o al cinema sono stati così pubblicamente derisi.

Non vogliamo fare nomi, ma basta citare un vecchio programma regionale che, già solo col titolo, rendeva pienamente l’idea di questo indegno sfruttamento mediatico: “cinico tv“.

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