Non sparate sulle emozioni

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Proprio ieri un mio carissimo amico, scrittore talentuoso, lamentava su un post di Facebook la propria inspiegabile commozione sofferta nel rileggere alcune pagine del suo ultimo libro.

Si chiedeva se questo fosse un effetto della vecchiaia o la subentrante debolezza emotiva che colpisce chi si immedesima troppo nei personaggi da lui creati.

Io personalmente sono convinto che sono vere entrambe le cose. Superata una certa età, intorno ai sessant’anni, la sfera emotiva di ognuno di noi subisce una sorta di allargamento delle maglie di protezione, proprio da queste piccole “falle” filtrano sciami di turbamenti delle nostre coscienze dovute sia agli eventi riscontrati nel quotidiano, sia all’istintiva personale identificazione di ogni autore nelle storie da lui stesso inventate. Vecchiaia dunque, ma anche maggiore permeabilità della “corazza” che difende le nostre coscienze susseguente all’eccessivo sforzo creativo patito nel tempo.

A me infatti accade da sempre, e non solo al sopraggiungere della vecchiaia. Mi sono emozionato e commosso quando dipingevo alla fine degli anni ’80 e da quando ho scritto il mio primo libro negli anni ’90, “Il dono della sopravvivenza“.
Mi accorgevo però che poi lo stesso non accadeva ai destinatari delle mie opere, a quel pubblico che tante volte, per non voler concedere alcuna gratificazione all’autore, si sforza di tenere a bada qualsiasi emozione, o magari apprezza, si complimenta, sicuramente gradisce ma non prova certo quel tormento emotivo che caratterizza un artista nella propria fase ispirativa.

Ci si sente persino un po’ scemi per questa improvvisa commozione non condivisa da chi ci sta attorno, ma è “colpa” della naturale sensibilità che gioca questi brutti scherzi a coloro che hanno “l’ardire” e la “tracotanza” di essere creativi.

Semmai fa un po’ più male la successiva delusione che si prova quando quel “parto mentale” non risulta altrettanto toccante per gli altri; la sensibilità non è un effetto collaterale dei creativi, ne è piuttosto la caratteristica principale, e purtroppo non ha la capacità di risultare contagiosa.

Sergio Figuccia

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