La fabbrica dell’odio prepara la ricostruzione

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Al di là del forte storico e mai chiarito “interesse” che gli Usa hanno sempre manifestato nel difendere a spada tratta gli israeliani, è apparso molto strano l’atteggiamento superamichevole di Trump nei riguardi del leader ebreo, condannato “a parole” da mezzo mondo (fatta eccezione per l’europa in quanto filo-americana) per le sue persecuzioni e per il genocidio in Palestina.

Ora, alla luce di quanto segnalato in un post di Alessandro Di Battista (che allego di seguito), sempre che la notizia sia vera, si spiegano tante cose, soprattutto l’idea “geniale” (ovviamente l’aggettivo è sardonico) di svuotare la Palestina dai Palestinesi.

Certo! Se vi sono già interessi “illegali” sulle infami e violente attività di colonizzazione ebraica … figuriamoci i business che si scatenerebbero nel momento in cui tutto il territorio Palestinese risultasse libero di essere colonizzato.

Prima di parlare a vanvera di “antisemitismo“, si dovrebbe andare a fondo sulle verità che stanno dietro l’informazione edulcorata che ci giunge dai media. Peraltro l’evidenza dei fatti è ben chiara e parla da sola:

– israele continua a bombardare vigliaccamente Gaza, dopo una falsa tregua artatamente messa in atto per trovare poi altre scuse per riprendere la distruzione pianificata della Palestina;

– gli ostaggi israeliani ancora prigionieri di hamas restano a rischio di morte all’interno della zona da “spianare a colpi di missili“, dimostrando che l’obiettivo sionista non è certo la liberazione dei propri cittadini, sottoposti, come i terroristi stessi, a bombardamenti a tappeto che non possono distinguere in alcun modo i civili, le donne, i bambini e gli ostaggi dai combattenti di hamas.

– il business economico di questa oscena guerra, oltre a quello legato alle fabbriche delle armi (soprattutto statunitensi), sta ovviamente nella spartizione dei territori distrutti dalle bombe e nella loro ricostruzione post-bellica.

Dunque, se fosse vera la notizia che Trump ha interessi anche in questo settore, avremmo la dimostrazione incontrovertibile che la reazione ai fatti del 7 ottobre 2023 sia più che altro un appiglio motivazionale da sbandierare al mondo per giustificare la già progettata eliminazione della Palestina da parte israelo-americana. Chissà! Magari è stato questo il “reale motivo” per cui il mossad non è riuscito a impedire il realizzarsi dell’attacco terroristico di hamas del 2023, anche se avvertito in tempo dell’avanzata fase di pianificazione dell’evento; tutto sommato un’aggressione terroristica di questo genere fa “comodo” a chi ha bisogno di un movente necessario a “scatenare l’inferno” (oltre che una citazione del “gladiatore” è anche quella di una recente frase dello stesso Trump) … riflettendo su questo dubbio, non vi viene subito in mente quanto accaduto l’undici settembre del 2001 (l’attentato alle Torri Gemelle) e la successiva guerra in Afghanistan?

 

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