— 20 Novembre 2023Commenti disabilitati su Cosa resterà?2
La tecnologia del terzo millennio attrae e affascina smodatamente sia la generazione dei padri cinquantenni/sessantenni, sia quella dei loro figli e dei loro nipoti; genericamente in maggior modo quella che viene chiamata “generazione Z” (le persone nate tra la fine degli anni ’90 del secolo scorso e gli anni del primo decennio di questo secolo).
Gente più anziana (dai 75 in su) o non riesce minimamente a comprendere le logiche con cui operano i computer, e dunque non li sa utilizzare, o, nei rari casi in cui si riscontrano “vecchi prodigiosi” che sanno dove mettere le mani nel mondo digitale, viene fuori che questa capacità, che sa di miracoloso in quest’epoca che tende a isolare chi non riesce ad adeguarsi, è però fine a se stessa. Gli utenti tanto avanti con l’età anagrafica che operano sui pc e sul web lo fanno esclusivamente per curiosità, per sentirsi ancora “vivi”, per non ritrovarsi emarginati dalla società, certamente non per competere col resto del mondo o perché credono in un futuro per tutto quello che immettono nella rete. Sono perfettamente consci che nella sfera della tecnologia digitale tutto, ma proprio TUTTO, può cambiare in un nanosecondo per il semplice volere schizoide di chi gestisce i portali, i social, le piattaforme web, i media on line. Tutto si evolve, o si involve nella maggior parte dei casi, per fare nuovi business, per fidelizzare gli utenti nei modi più disparati, per sfruttare, a uso e consumo di pochi “manovratori“, l’ingenuità di qualche miliardo di poveri consumatori della rete che si illudono di postare contenuti validi che possono arrivare al resto del mondo.
I giovani invece, obnubilati dal sogno di diventare famosi in questo mondo in cui squallidi personaggi (influencer, li chiamano così), inzuppati nella pubblicità più banale ma talvolta remunerativa, sono riusciti a monetizzare le loro sciocchezze, continuano incessantemente a postare di tutto pur di raccogliere like e visibilità. Basta vedere la qualità dei post che diventano virali; sette su dieci sono o videoclip o performance dilettantistiche, spesso magari anche divertenti, di ballerini, musicisti e animaletti da compagnia (su tutti i social TikTok docet). La qualità è stata seppellita dalla quantità, ma la quantità, nel tempo, è il peggiore fra i vari tipi di oblio, copre tutto con la sua mastodontica enormità. Che speranza può avere un post di grande livello culturale, una dotta riflessione di un intellettuale, una bella poesia o un’intelligente citazione letteraria di sopravvivere alla valanga di dati grotteschi e inespressivi che travolgono le poche perle lasciate ai “posteri” sui social?
Cosa resterà in futuro di una tecnologia che da importanza alla quantità piuttosto che alla qualità dei contenuti? E quando dalla melma spunta timidamente qualche testo culturalmente interessante che riesce a superare lo sbarramento della visibilità imposto dallo squallore dei post virali, sono i commenti a ridimensionarne l’ascesa. Non c’è post in rete che non preveda la presenza di almeno una metà di commenti volgari, sguaiati, sgrammaticati, grossolani, incomprensibili, fuori tema o perfino minacciosi. Si contesta tutto e il contrario di tutto, anche se l’osservazione postata risulta evidente, scontata e oggettiva ci saranno sempre i bastian contrari dissidenti che la butteranno giù con le più stupide e sconclusionate argomentazioni.
Evidentemente dietro tutto questo non c’è solo la futilità dei social, fatte salve le eccezioni che ne confermano tuttavia l’utilità, c’è piuttosto un male sociale sempre più diffuso che porta alla disgregazione, allo schieramento opposto, all’irrilevanza globale.
La “non-cultura” prevarrà certamente sulla cultura ma facendo perdere alla fine TUTTI. I troll della rete, gli ebeti e gli ignoranti infatti andranno a fondo insieme agli odiati “intellettuali” e alle dotte considerazioni da loro non comprese e tanto detestate.
In questo tristissimo contesto ci si mette pure la tecnologia che, per fare business (e ammettiamolo una buona volta che si tratta di una vera e propria truffa ai nostri danni e non di reali necessità informatiche), cambia continuamente e senza soluzioni di continuità, trasformando, cancellando, eliminando, spostando, stravolgendo e seppellendo tutto quanto è stato immesso in rete; insomma ogni produzione della mente umana immessa nel tritacarne della rete finisce con l’essere digerita in poco tempo e successivamente evacuata senza essere minimamente metabolizzata pur restando sempre lì in putrefazione.
E’ la MORTE INFORMATICA, cosa resterà ai nostri pronipoti di tutta questa poltiglia indifferenziata?
Almeno per la questione “Libano” attualmente vige una tregua, almeno sulla carta. In realtà le violazioni sono costanti, sia da parte di hezbollah sia di israele, in un continuo susseguirsi di inutili provocazioni missilistiche e rappresaglie sproporzionate e sanguinarie. E la gente continua a morire, la gente civile ovviamente, donne e bambini soprattutto; perché a pochi droni o razzi che…
Ho letto un articolo pseudo-giornalistico che riporto parzialmente: “Disponibile la QS World University Rankings 2024, una delle più importanti classifiche a livello mondiale delle migliori università d’Italia e del mondo. La classifica cita 1.559 istituzioni accademiche dislocate in tutto il Mondo, 60 in più rispetto allo scorso anno, con 42 atenei italiani che sono riusciti…
Fra le tante osservazioni di Alessandro Di Battista nel video che allego di seguito (peraltro tutte validissime) vorrei evidenziare un concetto che ritengo fondamentale in questo scenario di folle globalizzazione. L’economia di molti paesi del pianeta, soprattutto quelli di maggiori capacità economiche, a seguito delle schizofreniche politiche sul libero mercato, hanno praticamente PERSO…
L’avevo scritto sul blog “Striscia la Protesta” in un articolo del marzo di quest’anno in base a una mia sensazione sull’argomento “intelligenza artificiale” (cliccare qui per leggere l’articolo sul blog), ma in seguito ho scoperto che lo stesso concetto era stato espresso, esattamente un anno prima, dal filosofo e scienziato statunitense Avram Noam Chomsky addirittura sul…
Il “mito della caverna” di Platone è una meravigliosa metafora che, oltre a essere considerata come testo fondamentale per la storia del pensiero e della cultura occidentale, costituisce anche un’ottima chiave di lettura del rapporto fra media e massa popolare dell’età contemporanea. Ecco una sommaria descrizione della teoria platoniana: In una caverna…
In questa immagine, colta dal web, il fotografo ha rilevato uno strano effetto ottico: a una prima occhiata sembra di vedere un uomo che in ginocchio prega leggendo un libro sacro; tuttavia ingrandendo la foto si nota chiaramente che si tratta solo di pietre in qualche modo allineate su un ruscello. Guardando l’immagine ho “immaginato”…
In un video postato su Facebook si evidenzia come le cosiddette “canzoni” di certi rapper nostrani tanto di moda fra i giovani e giovanissimi (de gustibus non disputandum est) non fanno altro che influenzare negativamente le nuove generazioni per i nefandi sentimenti che esse esprimono (rabbia, odio, stupida competitività, esaltazione della ricchezza facile, malavita, lusso sfrenato, violenza…
Il bagnino Saverio Amato, il 3 settembre u.s., ha salvato a Venezia una turista che era stata colta da un malore in acqua. Ma non ha fatto i conti con l’immane italica idiozia, gli è stato infatti notificato un verbale che prevede una sanzione da 1032 euro per non aver comunicato IMMEDIATAMENTE all’ufficio marittimo il suo intervento, magari mentre stava…
La generazione Z è la generazione dei ragazzi nati nel periodo compreso fra la metà degli anni ’90 del secolo scorso e il 2010. Sono giovani che, nella maggior parte dei casi, hanno trovato nelle nuove tecnologie e nella gestione di internet e dei social un loro specifico ruolo e, in tanti casi, perfino un lavoro. Tutto bene dunque, ma a me…
Tutto ciò che avviene nel mondo, dalle catastrofi alle guerre, dalle pandemie ai cambiamenti climatici viene trasformato dal maledetto sistema di potere globale in colossali business per le multinazionali e i liberi mercanti dall’intrallazzo facile. Già l’era geologica che stiamo vivendo è stata chiamata antropocene a causa delle mastodontiche attività umane che stanno incidendo…
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Cosa resterà?
— 20 Novembre 2023 Commenti disabilitati su Cosa resterà? 2La tecnologia del terzo millennio attrae e affascina smodatamente sia la generazione dei padri cinquantenni/sessantenni, sia quella dei loro figli e dei loro nipoti; genericamente in maggior modo quella che viene chiamata “generazione Z” (le persone nate tra la fine degli anni ’90 del secolo scorso e gli anni del primo decennio di questo secolo).
Gente più anziana (dai 75 in su) o non riesce minimamente a comprendere le logiche con cui operano i computer, e dunque non li sa utilizzare, o, nei rari casi in cui si riscontrano “vecchi prodigiosi” che sanno dove mettere le mani nel mondo digitale, viene fuori che questa capacità, che sa di miracoloso in quest’epoca che tende a isolare chi non riesce ad adeguarsi, è però fine a se stessa. Gli utenti tanto avanti con l’età anagrafica che operano sui pc e sul web lo fanno esclusivamente per curiosità, per sentirsi ancora “vivi”, per non ritrovarsi emarginati dalla società, certamente non per competere col resto del mondo o perché credono in un futuro per tutto quello che immettono nella rete. Sono perfettamente consci che nella sfera della tecnologia digitale tutto, ma proprio TUTTO, può cambiare in un nanosecondo per il semplice volere schizoide di chi gestisce i portali, i social, le piattaforme web, i media on line. Tutto si evolve, o si involve nella maggior parte dei casi, per fare nuovi business, per fidelizzare gli utenti nei modi più disparati, per sfruttare, a uso e consumo di pochi “manovratori“, l’ingenuità di qualche miliardo di poveri consumatori della rete che si illudono di postare contenuti validi che possono arrivare al resto del mondo.
I giovani invece, obnubilati dal sogno di diventare famosi in questo mondo in cui squallidi personaggi (influencer, li chiamano così), inzuppati nella pubblicità più banale ma talvolta remunerativa, sono riusciti a monetizzare le loro sciocchezze, continuano incessantemente a postare di tutto pur di raccogliere like e visibilità. Basta vedere la qualità dei post che diventano virali; sette su dieci sono o videoclip o performance dilettantistiche, spesso magari anche divertenti, di ballerini, musicisti e animaletti da compagnia (su tutti i social TikTok docet). La qualità è stata seppellita dalla quantità, ma la quantità, nel tempo, è il peggiore fra i vari tipi di oblio, copre tutto con la sua mastodontica enormità. Che speranza può avere un post di grande livello culturale, una dotta riflessione di un intellettuale, una bella poesia o un’intelligente citazione letteraria di sopravvivere alla valanga di dati grotteschi e inespressivi che travolgono le poche perle lasciate ai “posteri” sui social?
Cosa resterà in futuro di una tecnologia che da importanza alla quantità piuttosto che alla qualità dei contenuti? E quando dalla melma spunta timidamente qualche testo culturalmente interessante che riesce a superare lo sbarramento della visibilità imposto dallo squallore dei post virali, sono i commenti a ridimensionarne l’ascesa. Non c’è post in rete che non preveda la presenza di almeno una metà di commenti volgari, sguaiati, sgrammaticati, grossolani, incomprensibili, fuori tema o perfino minacciosi. Si contesta tutto e il contrario di tutto, anche se l’osservazione postata risulta evidente, scontata e oggettiva ci saranno sempre i bastian contrari dissidenti che la butteranno giù con le più stupide e sconclusionate argomentazioni.
Evidentemente dietro tutto questo non c’è solo la futilità dei social, fatte salve le eccezioni che ne confermano tuttavia l’utilità, c’è piuttosto un male sociale sempre più diffuso che porta alla disgregazione, allo schieramento opposto, all’irrilevanza globale.
La “non-cultura” prevarrà certamente sulla cultura ma facendo perdere alla fine TUTTI. I troll della rete, gli ebeti e gli ignoranti infatti andranno a fondo insieme agli odiati “intellettuali” e alle dotte considerazioni da loro non comprese e tanto detestate.
In questo tristissimo contesto ci si mette pure la tecnologia che, per fare business (e ammettiamolo una buona volta che si tratta di una vera e propria truffa ai nostri danni e non di reali necessità informatiche), cambia continuamente e senza soluzioni di continuità, trasformando, cancellando, eliminando, spostando, stravolgendo e seppellendo tutto quanto è stato immesso in rete; insomma ogni produzione della mente umana immessa nel tritacarne della rete finisce con l’essere digerita in poco tempo e successivamente evacuata senza essere minimamente metabolizzata pur restando sempre lì in putrefazione.
E’ la MORTE INFORMATICA, cosa resterà ai nostri pronipoti di tutta questa poltiglia indifferenziata?